Resilienza, sostenibilità, territorio, accoglienza

Il 2020, e la pandemia che lo ha contraddistinto, ha segnato un cambio epocale nella quasi totalità delle quotidianità delle nostre vite, delle imprese, delle amministrazioni pubbliche, dei territori, di giovani, adulti ed anziani.

Il Virus ha accelerato (o in molto casi rigenerato) un cambio inaspettato, e solo in alcuni casi auspicato, di visione, di atteggiamenti e di azioni: dalle nuove regole del mercato globale ai nuovi ingaggi delle imprese, dallo smart working alle nuove professioni, dalla potenza delle nuove tecnologie di comunicazione ai nuovi “abitanti” del mondo.

Sicuramente l’elemento più importante, che ha contraddistinto questa fase, è stato il nuovo stile di vita che ne è conseguito con la conseguente ricerca di nuove dimensioni per il lavoro, per le vacanze, per lo studio: e sono emerse con tutta la loro forza i nuovi abitanti del mondo dai “nomadi digitali” ai “retired”, dagli “smart worker” (o south worker) agli “hybrid student”.

Un popolo nuovo che è alla ricerca delle proprie terre di conquista ove piazzare le proprie tende e far ripartire una nuova vita: che non è solo nuova per l’abitante ma anche per il territorio che lo ospiterà. Un cambiamento veloce in cui saranno forti le contaminazioni fra nuovi e vecchi abitanti e dove sarà determinante anche una reciproca mutazione per far crescere l’integrazione sociale ed economica.

La rigenerazione dei territori e dei suoi nuovi abitanti passa quindi attraverso quattro pilastri del nuovo futuro: resilienza, sostenibilità, territorio, accoglienza.

La resilienza è alla base della rinascita dei territori spopolati dalle migrazioni dell’ultimo secolo, alla ricerca del lavoro o di nuovi spazi: dalle migrazioni over-seas a quelle di promiscuità, le prime alla ricerca di lavoro e le seconde alla ricerca di nuovi spazi. In particolare le ultime sono quelle che hanno dato vita al cosiddetto “urban sprawl”, e cioè città che crescevano in modo disordinato e consumando suolo, e che hanno generato nuove sfide sociali: i nuovi stili di vita, plasmati o determinati dalla dispersione abitativa, sono stati spesso caratterizzati dallo smarrimento del senso di appartenenza e di identificazione con i luoghi.

La sostenibilità è il motore intrinseco della rigenerazione in atto: sostenibilità sociale per i nuovi equilibri in essere (l’inclusione sotto tutte le sue forme), sostenibilità economica per la nuova circolazione di reddito (le nuove idee e le nuove imprese) e sostenibilità ambientale per il nuovo futuro del pianeta (dal contenimento del consumo energetico all’utilizzo di fonti rinnovabili).

Il territorio è l’elemento determinate, il contenitore che dovrà ospitare tutte le nuove migrazioni, siano esse stabili che temporanee. Assisteremo alla rigenerazione dei territori specie quelli dimenticati e che oggi invece rispondono ai nuovi paradigmi richiesti dei nuovi abitanti.

Ed infine l’accoglienza che sarà il perno centrale delle nuove integrazioni fra i nuovi migranti: dall’accezione turistica tipica della accoglienza alla nuova accezione di accoglienza stabile e duratura dei nuovi residenti.

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